Scrivere è un mestiere pericoloso, Alice Basso, 2016



Ci sono libri che diventano una dipendenza e quando finiscono, ci si sente tristi, vuoti, persi. Si, perché Vani Sarca potrebbe benissimo essere una mia amica (se a lei gliene fregasse qualcosa di averne una). Le uniche amiche ha e che forse, desidera veramente avere sono due: Morgana, quindicenne, giovane ma simile a lei, intelligente, con spirito e con una voce spaventosamente suadente. E poi c’è lei, Irma, ottantenne, che grazie al suo lavoro sottopagato e poco gratificante per colpa di quel capo che poco la considera (Enrico ha pure deciso di leggere un libro di trucchi manageriali, per poterla fottere, senza ovviamente alcun successo), ha avuto l’onore di conoscere. Un libro di ricette da scrivere: inizialmente lavoro noioso e palloso, perché Vani (come me, forse per questo che simpatizzo così tanto per lei) non ha idea nemmeno di come cuocere un uovo. Ecco, ha scritto libri di biologia, di neuroscienze, ma di cucina proprio no. Berganza, il commissario simile a Robert de Niro, ormai suo capo, perché oltre a essere ghostwriter, sì è stata assunta come consulente, l’accompagnerà in questo viaggio culinario della tradizione torinese e lei, accompagnerà il commissario, in un’indagine da riesumare, sulla famiglia più nobile, raffinata del capoluogo piemontese: i Giay Marin.
E Riccardo che fine avrà fatto? Dopo esser stato seppellito dalla sua ex dark, ritorna, di nuovo fidanzato. Vani, tra una lezione di krav manga e l’altra, non si stupisce più della stupidità e bassezza del genere umano, quale esemplare perfetto è rappresentato dall’ex fidanzato Riccardo, ormai scrittore di fame internazionale.
Il suo humor, anche in questo suo secondo capitolo è devastante, sottile, ironico per chi solo capisce battute sottili (escluse le sue, quelle di Vani quando si trova in imbarazzo); non abbandona il suo stile dark, il suo impermeabile nero sgualcito e nemmeno l’irritazione che la sua famiglia e la sorella Lara non mancano di provocarle persino il giorno di Natale.

Lei empatica, il libro empatico, quasi da poter immaginare Vani vicino a me con birra scura e patatine al formaggio fredde (se si lasciano fuori dal frigo il formaggio diventa acido, Vani docet). A tutti verrà la voglia di indossare un impermeabile e un paio di stivaloni e girare per le strade fregandosene di chi ci circonda e alzare di tanto in tanto lo sguardo per guardare le stelle.

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