La sposa scomparsa, Rosa Teruzzi, 2016
“Un giallo tutto rosa”
“Amo le atmosfere, amo il lato oscuro di ogni persona”.
Così l’autrice di questo giallo ha esordito quando con
piacere, l’ho incontrata al Festival del Giallo, che si tiene per tre giorni in
un paese (il mio) nella nebbiosa provincia di Mantova (non a caso, il Festival
è stato chiamato “Nebbia Gialla”).
Milano, un’insolita estate piovosa: tre donne appartenenti a
tre generazioni.
Libera, nel suo piccolo negozio, appassionata di letture,
vende fiori per mantenersi. È famosa per i suoi splendidi bouquet per spose
elettrizzate dal giorno del fatidico “sì”.
Vittoria, la figlia poliziotta: chiusa in sé stessa,
scorbutica, vogliosa di vendicare la morte del padre. Rancorosa nei confronti
della vita che le è stata rovinata da quel tragico evento.
Iole una nonna sui
generis: premetto di aver amato follemente questo personaggio, ognuno di
noi sogna una nonna così (sogna e basta, nella realtà la storia sarebbe davvero
più complicata): una nonna hippie, troppo legata ancora agli Anni Settanta,
devota al sesso libero, frivola, amante dello yoga ma soprattutto amante della
vita.
Bussano alla porta: una donna completamente vestita di nero,
chiede aiuto per cercare la figlia, scomparsa trent’anni prima. Un’indagine
poco ortodossa, prende vita. Non solo per quella misteriosa donna bisognosa
d’aiuto, ma per Libera, per Vittoria, per una verità che mai negli anni è
venuta a galla, per Saverio, il marito ucciso, il marito uscito di casa dopo
una telefonata e mai più tornato, per ritrovare quella pace famigliare ormai
persa, per quel silenzio che regna a tavola all’ora di cena.
Una scrittura semplice, divertente, dei personaggi descritti
a suon della vita, tridimensionali, reali, esistenti nei loro umori e nelle
loro sensazioni.
Un finale imprevedibile, un’indagine supportata da un
giornalista burbero, dal nome improbabile (Cagnaccio) ma dall’aria simpatica.
E poi, fiori fiori fiori fiori bellissimi.
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