Piccole grandi cose, Jodi Picoult, 2016
“La creatura più sola della terra è una
balena che ha passato più di vent’anni a cercare un compagno, ma la cui voce
era così diversa da quella delle altre balene che nessuna di loro le rispose
mai”.
Non
credo di aver mai letto un libro così disarmante, schietto, crudo.
Il
buonismo e il moralismo devono essere messi da parte, non tanto perché non
credo in queste qualità del genere umano (per quanto personalmente mi senta
abbastanza scettica verso queste peculiarità caratteriali), ma semplicemente
perché per leggere questo libro, bisogna essere sinceri con sé stessi prima di
tutto.
Esiste
solo il bianco e il nero? Esistono sfumature di colore? Esiste l’uguaglianza? La
giustizia?
Ruth
Jefferson, ha studiato, ha un figlio di nome Edison, è rimasta vedova, dopo che
il marito è morto per la patria americana, in guerra. Lavora da vent’anni come
infermiera nel reparto maternità: modello esemplare di vita, una brava madre,
una brava amica, accondiscendente, affettuosa e dedita alla sua professione. Ha
solo un problema: è nera. Chi sta leggendo la recensione, ho la certezza che
penserà: beh e dov’è il problema? Siamo tutti uguali!
Ed è
proprio questo che vi ho detto di fare: togliete la maschera, perché tutti in fondo,
più proclamiamo di non essere razzisti, più evidenziamo il problema della
diversità. Non siamo tutti uguali, la società non ci vuole tutti uguali, con
pari diritti e doveri. La società bianca ha dei privilegi e nessuno può
affermare il contrario.
Turk
Bauer arriva in ospedale con la moglie Brittany, pronta al parto ma
successivamente, alla vista di Ruth, chiede che venga allontanata, non vuole
che tocchi sua moglie e il suo piccolo Davis. Turk Bauer è sostenitore della
razza bianca, crede che la società sia in pericolo perché esistono individui
dalla pelle diversa. Davis Bauer è appena nato, tuttavia in seguito
all’intervento di circoncisione, una serie di complicanze… Davis lascia il
nostro mondo contradditorio e quando questo accade, vicino a lui, c’è Ruth che
viene accusata di omicidio. Sarebbe successo lo stesso se Ruth fosse stata
bianca? Sarebbe successo lo stesso se Turk non avesse una svastica tatuata sul
capo?
Kennedy,
difensore d’ufficio, si ritrova a essere l’avvocato di Ruth: un caso complesso,
un omicidio. È giusto basare la strategia difensiva sul fatto che il reato non
è stato commesso, o nel tumultuoso mare di pregiudizi in cui annega la società
è necessario far riemergere a galla quel tono di colore della pelle, che ha
sempre portato problemi?
Vi
troverete come sempre nei luoghi di sempre: andrete al supermercato, in treno,
in metro, al cinema, al solito bar con amici, ma vi assicuro, non guarderete
più coloro che hanno più melanina di noi, con sguardo diffidente, perché voi,
come me, accennerete un sorriso, non di pietà, non di tenerezza… ma di perdono.
Buongiorno! Sono arrivata qui sul vostro blog grazie alla condivisione del post sul libro di Alejandro Palomas, sulla pagina fb della Neri Pozza: un giro un po' tortuoso che mi ha poi portata a esplorare il vostro mondo, fino ad approdare alla recensione di un libro che ho letto e amato molto anch'io (e anche recensito, ma questo è secondario). Le vostre parole sono molto belle, e le condivido totalmente. Mi piacciono molto le vostre scelte di lettura e soprattutto le vostre foto, molto "pensate" e originali. A presto!
RispondiEliminaEva
Ciao Eva! Perdonaci l'immenso ritardo nella risposta. Ti vogliamo ringraziare innanzitutto per le bellissime parole che hai avuto per il nostro blog; siamo onorate. Per quanto riguarda questo libro, cosa dire? Un capolavoro. Uno dei libri più belli letti fino ad ora. Un esame di coscienza. Come abbiamo detto nella recensione, tutti avrebbero bisogno di leggere questo libro. Grazie ancora per i tuoi complimenti. BookTherapy
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