Cuore delicato lavare a mano, Simona Morani, 2017
A
Modena c’è una piccola lavanderia, ristrutturata da poco: pareti azzurre, con
bolle disegnate in uno stile spugnato, lavatrici e asciugatrici nuove di
zecche, un retrobottega dove la proprietaria stira e prende le misure per
pantaloni troppo lunghi.
Rina,
sessantadue anni, vedova, un figlio di nome Samuele ancora incerto nel trovare
il suo posto migliore nel mondo, la fidanzata Loredana, per nulla loquace ma di
certo mangiona (non si capisce perché affamata o perché annoiata), la sorella
Ada e tante amiche pettegole e vogliose di scoop di paese, sono le protagoniste
di questa storia.
La
consapevolezza di Rina, nei confronti della vita e dell’amore cambia quando
incontra Donato. Una nuova consapevolezza, tra pregiudizi, cattiverie, bugie,
inizia con fatica a farsi largo nel suo cuore. Vivere in un piccolo paese,
vivere nel vincolo di un’età anagrafica che ci appartiene, non è cosa facile
soprattutto per una donna come Rina che ha deciso di emanciparsi già quarant’anni
prima, quando ancora pareva essere qualcosa di troppo azzardato per una donna
sposata.
Un
amore adolescenziale, puro e fresco, da ricordare mentre Rina passa le mani
nodose sulle pagine del diario dalla copertina rossa; il matrimonio finito, forse
prima della morte del marito Osvaldo.
Tra
cappelletti in brodo, parrucchiere, amiche, relazioni familiari, amori passati,
amori futuri e presenti, tra l’amico Nello appassionato di liscio e la sorella
Ada, prende vita un romanzo piacevole, fresco, pulito, lineare, che profuma di
speranza, che profuma d’amore, che profuma di voglia di ritrovare se stessi e
amarsi, prima di tutto, amare il proprio io; perché sì, bisogna essere un po’
egoisti per ritrovarsi e per scoprirsi di nuovo.
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