La pietà dell'acqua, Antonio Fusco, 2015
La
morte non va mai in vacanza: così il mio amato Commissario Casabona si ritrova
il giorno di ferragosto a guardare una vera e propria esecuzione invece di
essere al mare con la moglie Francesca. Un uomo, con le mani legate,
inginocchiato e rivolto verso il tronco di un albero: il tronco del “castagno
dell’impiccato”.
Sullo
sfondo di un piccolo borgo ai confini della Provincia della Valdenza, Torre
Alta, diventa lo scenario ideale per la ricerca di un assassino. Un borgo dai
pochi abitanti, un borgo ricostruito dopo che il vecchio paese, Torre
Ghibellina è stato sommerso dal vecchio torrente, diventato un lago, dopo
l’apertura di una diga.
E
non solo l’amato Commissario dovrà cercare una soluzione difficile, tra passato
e presente, tra difficili bugie e verità celate, tra l’oblio e il ricordo che
in tutti modi viene risvegliato, ma lotterà anche contro la sua sfera privata:
si troverà a faccia a faccia con una poliziotta francese, Monique Bernard che risveglierà
i suoi sensi, che lo farà riflettere sul suo matrimonio, incrinato dalla
passione, ossessione, o forse solo dalla disciplina e dal dovere del suo lavoro
di Commissario.
L’indagine
continuerà in modo trasversale tra Parigi e la piccola provincia toscana e l’omicidio
non rimarrà a lungo tra le pagine di questo libro l’unico, perché anche il
prete della piccola comunità verrà freddato all’interno del confessionale. Don
Lorenzo, viene infatti trovato con un colpo di pistola alla tempia sinistra,
nella sua piccola chiesa.
Una
storia, sempre la stessa, di una conflittualità permanente, quella tra Stato e
Chiesa, degli errori che l’uomo commette e che con tutte le forze, fa più
comodo nascondere, piuttosto che pagare, una giustizia che non arriva e che
sarà dunque necessario far da sé.
Una
vendetta dal sapore di giustizia, una vendetta che pare obbligata, una vendetta
che forse lo stesso Commissario inizia a comprendere.
Bruttezze
avvenute durante la fine della Seconda Guerra Mondiale che rivivono, con suoni,
voci nella testa di Casabona e dei suoi collaboratori più fidati, a cui vi
legherete indissolubilmente, a cui vi affezionerete come se fosse una grande e
unica famiglia.
Ho
letto d’un fiato la prima indagine del Commissario Casabona e ho divorato
questo secondo episodio: è umano, reale e lo definisco un libro “attivatore di
tutti i cinque sensi”, comprendendo anche il sesto senso: risveglia il cuore,
risveglia l’anima di ognuno di noi.
Commenti
Posta un commento