POST MORTEM, Patricia Cornwell, 1990

È UNA GIOVANE CHIRURGA LA QUARTA VITTIMA DELLO STRANGOLATORE. Quarta vittima di un killer seriale di donne.
Donne diverse, con lavori diversi, dall’aspetto diverso ma accomunate dallo stesso destino: morire volgarmente dopo torture infami, avvenute per mano di un pazzo scatenato nella città di Richmond.
Kay Scarpetta capo medico legale dell’istituto di medicina legale della Virginia, dalle origini italiane.
Un indagine contro il tempo, per scovare colui che rende insonni le notti di qualunque donna in città. Indagine che viene spesso ostacolata dalla stessa giustizia, dal giornalismo aggressivo di una giornalista impavida davanti al dolore e con una sete insaziabile di informazione: Abby Turnbull. Con metodi di indagine assolutamente diversi da quelli odierni, con tempi di attesa lunghi per avere un qualche risultato. La difficoltà di capire in che modo un sistema protetto possa essere violato. La tecnologia che fatica ad arrivare dove dovrebbe.
Un compagno di avventure ostile, che innervosisce con la sua aria arrogante nei confronti delle donne: non deve essere facile per Pete Marino avere una giovane donna come capo.
Kay adora la cucina italiana e adora mettersi ai fornelli dopo una dura giornata di lavoro. Ad aspettarla a casa, la sua gioia più grande: la nipotina Lucy, accudita con difficoltà dalla tenera domestica Bertha. Lucy, dieci anni, bambina adorabile, ma di difficile gestione, con un’intelligenza sopra la media, colma di domande esistenziali, genio del computer; abbandonata a se stessa a causa di una madre che decide di cambiare marito, come si può cambiare un paio di scarpe.
Tante verità arrivano a galla: telefonate notturne al 911 per chiedere aiuto, richieste senza risposta, o ritenute superflue, senza veri e propri controlli (ahimè, la Cornwell ci aveva visto lungo a riguardo!)
La morte di un’altra donna colpisce Richmond: Henna Yarborough, trovata morta, nel suo letto, dopo qualche giorno in assenza di sue notizie. Con una connotazione particolare: è sorella di Abby.
La ricerca si fa ancora più fitta, più intesa; Kay nella notte continua a ricevere strane telefonate, senza nessun interlocutore dalla parte opposta della cornetta.
La svolta: un presunto disturbo metabolico contraddistingue l’assassino. Verità o inganno?
Una notte, un rumore, la paura, Lucy nella camera accanto che dorme tranquilla, una .38 sotto il cuscino, mani bloccate. Una sola persona può diventare angelo custode.
La fine di una tragica vicenda.

Da leggere. Da leggere, perché oltre alla storia, al caso, alle indagini, leggendolo si possono comprendere che alcuni temi sono e purtroppo saranno sempre attuali. Ho apprezzato i dettagli sullo svolgimento delle indagini, le differenti metodologie rispetto all’attuale sistema di prove che anche se moderno, spesso fatica a fare giustizia.

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