Aurora nel buio, Barbara Baraldi
Aveva le mani tremanti, il respiro affannato, cercava con le
dita il ciondolo attaccato al collo.
Sperò di trovare la piccola pastiglia che l’avrebbe aiutata.
Chiuse gli occhi, respirò profondamente e decise di scendere
dalla macchina per vedere cosa era accaduto sulla strada che l’avrebbe portata
verso una nuova vita.
Nessuno la voleva far passare, ma Aurora era pur sempre
l’Ispettore Scalviati e avrebbe avuto un nuovo ruolo nella nebbia della
cittadina di Sparvara.
Il suo passato era conosciuto da tutti all’interno del
commissariato, il suo dolore era ormai pubblico ma mai capito.
La prima immagine che si presentò ad Aurora fu un omicidio
dalle ombre oscure, dal male infernale. Una bimba scomparsa che lei, a tutti
costi doveva e voleva trovare.
Nessuno di cui fidarsi, nemmeno di sé stessa.
Il dolore alla testa, l’abitudine di spostare la ciocca di
capelli disordinati, dietro l’orecchio.
Un giudice diffidente, un nuovo compagno di lavoro di cui
vorrebbe fidarsi, una squadra temporanea per sconfiggere il lupo cattivo.
Il rumore silenzioso della nebbia e, in lontananza, quella
pianta di melograno che aveva visto torture, sangue, morte.
Una vicenda vecchia vent’anni di cui nessuno vuole parlare,
ma l’ispettore Scalviati lei lo sa, lei deve riesumare quell’incubo per
sconfiggere i suoi fantasmi e per trovare il lupo cattivo.
Perché lui la vede, la controlla, la cerca. E la troverà.
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