Venere Privata, Giorgio Scerbanenco
Duca
Lamberti si ritrovò faccia a faccia con quel ragazzone: Davide a differenza di
quanto l’apparenza potesse ingannare, era timido, quasi un vegetale che faticava
a parlare.
Il
signor Auseri l’aveva avvertito: mio figlio ha dei problemi, deve essere curato
anche forzatamente e Lamberti, dopo aver espiato la sua pena, ne aveva la
completa responsabilità.
Guardandolo
negli occhi, capì subito che il problema di Davide non era il whisky, non era la
tossicodipendenza da alcol ma un problema più profondo.
E
così il dottor Duca Lamberti, in pochi giorni, scoprì che il vero tormento era
una donna. Una donna morta.
Davanti
a Carrua, collega di suo padre ormai defunto, seduto nella centrale di polizia,
non si lasciò intimidire. Si era ripromesso di rimanere fuori da qualunque tipo
di indagine potesse coinvolgerlo, data la sua già non troppo pulita fedina
penale. Ma non riuscì nel suo intento. Proprio così si trovò immischiato
insieme a quel ragazzone mezzo uomo e mezzo vegetale nella storia di
un’organizzazione pericolosa che si aggirava nel caldo afoso delle vie
milanesi.
Aveva
capito che solo in questo modo avrebbe aiutato il figlio dell’imperatore Auseri
e avrebbe allo stesso tempo, dato giustizia una volta per tutte a quelle due
belle ragazze morte che avevano rischiato troppo nella loro breve vita.
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