Miami Blues, Charles Willeford, 1984

Miami 1982: giaceva a terra. Era uno dei tanti che infestavano l’aeroporto, pronto a disturbare i passanti. Solo una cicala anti-Krishna poteva farlo allontanare ma con lui non era servito.
Freddy si diresse verso Miami city e dopo aver incontrato Pablo, conobbe Pepper.
L’illegalità nel sangue, la sete di continua vendetta e la voglia di fare il colpaccio della vita.
Moseley ed Henderson del dipartimento della Polizia di Miami, squadra omicidi sulla scena di un delitto: un delitto strano, dal risvolti semplici ma contraddittori. L’aiuto del medico legale, il dotto Evans e di un avvocatuccio ancora alle prime armi.
Nella Miami degli anni Ottanta, pericolosa, infernale non solo a causa delle alte temperature, la storia di un folle senza giudizio e di agenti di polizia alla sua ricerca.
All’acquisto del libro, mi attirò il fatto che questo autore avesse ispirato Quentin Tarantino e l’intramontabile Pulp Fiction. Leggendolo vi dirò che, non so se frutto della mia fantasia o se realmente così, è vero: se ne sentono i sapori, le immagini leggermente splatter, il profumo di stantio e di sigarette nelle camere di albergo dalla spessa moquet, le ripetizioni, luoghi comuni che tornano in ogni pagina. Perché si sa, se cercate Moseley dovete chiamare all’Eldorado e far squillare il telefono una ventina di volte perché quello della reception spesso si sposta e risponde solo quando sente.

Un libro che sembra una macchina del tempo, che vi trasporterà nella criminalità americana di quegli anni. Quando Freddy viveva a Miami.

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