Le tartarughe tornano sempre, Enzo Gianmaria Napolillo

"L'integrazione è un'operazione che si fa in due. Non ci si integra da soli. Integrarsi non significa rinunciare alle componenti della propria identità di origine ma adattarle a una nuova vita in cui si da' e si riceve" Tahar Ben Jelloun

Salvatore amava la sua terra e amava quello sguardo,quell'intesa, quel legame.
Giulia arrivava sempre, scendeva dal traghetto e cercava i suoi occhi e la sua pelle resa ruvida dal vento e dalla salsedine.

Quel giorno tutto cambiò.
Gli occhi erano bianchi. Inespressivi e vitrei.
Avevano perso l'espressione umana, avevano perso la dignità.
Loro quegli occhi non potevano scordarli. Non potevano sapere  che quegli occhi, quella spiaggia, quel giorno avrebbero cambiato per sempre la loro vita.
Gli anni passano, l'amore resta, il dolore arriva, il passato ferisce e il futuro è incerto per due ragazzi lontani separati da un'isola felice persa e dispera nel mare.
Nel momento in cui i corpi come pesci arrivano a riva e boccheggiano in cerca di aiuto, cercano braccia forti che portino alla salvezza, alla speranza. Occhi muti che urlano dolore, che parlano di storie difficili, non comprese da chi guarda inerme davanti ad un televisore criticando senza avere la voglia di lottare per chi quel tetto sopra la testa non ha.
Nulla è più forte dell'amore e nemmeno di quei biglietti rosa spediti a scadenze alterne, spediti quando la voglia di lasciarsi abbandonare è più forte.
E poi su quella spiaggia, quegli sguardi, quel sorriso finalemente tornato sull'isola: perché è vero, da quell'isola si fugge, si scappa, ma alla fine come le tartarughe ...si torna sempre.

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