Trilogia "I Medici. Una Famiglia al potere", "I Medici. Un uomo al potere", "I Medici. Una regina al potere" - Matteo Strukul - Newton Compton
Questa non è una rubrica sulla Storia
ma sui romanzi storici, quindi non ci sentirete disquisire circa
l’attendibilità delle vicende narrate tra le pagine delle narrazioni qui
proposte. Lasciamo agli autori la libertà di inventare, costruire, aggiungere o
sottrarre, quali abili intagliatori che dal tronco originario della Storia
cesellano sapientemente un’opera da proporre al pubblico. Quindi se volete
leggervi un saggio storico puro sui Medici cercate altrove (mi permetto di
suggerire un eccellente Young nel suo «I Medici») perché Strukul, che con la
prima opera si porta a casa il Premio Bancarella 2017, ci offre tre bei
romanzoni solidi, corposi ma estremamente agili nella lettura e immediati nei
contenuti tanto quanto avvincenti nell’intreccio, che nasconde, neppure troppo,
note di thriller piuttosto gradevoli. Particolarmente godibile soprattutto il
primo «Una dinastia al potere», nel quale l’ascesa della famiglia più influente
del Rinascimento trova infine compimento nonostante le sordide trame di potere,
le rivalse personali, spesso sanguinose, le passioni irrefrenabili, le guerre,
le corse agli scranni regali più ambiti dell’epoca. Chi si dovesse infastidire
per qualche passaggio bellico piuttosto sanguinario, per un paio di pagine ove
le relazioni amorose risultano descritte senza lasciare molto
all’immaginazione, ebbene è giusto che sappia quanto la società di quel periodo,
alta o bassa che fosse, era anche e soprattutto questa. Strukul non ci allieta
solamente con pizzi, merletti e vestiti di elegante broccato dorato, che certo
non mancano, ma lascia trasparire legittimamente anche il volto più “sporco”
dell’epoca, con le sue perversioni, la sua efferatezza,
il suo cinismo. Firenze, sotto la magnifica cupola in costruzione del
Brunelleschi, accanto al laboratorio del geniale Galilei, poteva celare
pericoli e insidie dietro ogni angolo di strada, tra i tavoli sudici dalle squallide
osterie e, certamente, tra le opulenti decorazioni e i freddi marmi policromi di
palazzo Medici.
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