Spider, Patrick McGrath

Dennis odiava quelle voci.
Da quando era arrivato in quella pensione, quelle voci e quei rumori nella soffitta lo disturbavano. Sapeva di dover fare qualcosa.
Più volte provò ad avvicinarsi alla porta ed aprirla ma quella era sempre chiusa.
Allora si metteva a guardare fuori dalla finestra, appoggiato sui gomiti, immaginando il panorama oltre la fitta nebbia. Non si vedeva mai niente.
E quell’odore forte di gas che aleggiava nella sua camera. Aveva le narici piene di quell’odore e di quella sensazione. Quando era stressato, con mani tremanti cercava di farsi una sigaretta, quello l’avrebbe calmato.
E quanto era perfida la padrona della pensione: la signora Wilkinson era maligna e maestosa, gentile e premurosa. Non voleva che si mettesse tutti i vestiti addosso. Doveva indossarne uno alla volta, ma Dennis disubbidiva e spesso si presentava insieme alle anime morte nella sala della colazione con più strati di vestiti, sperando di non essere sorpreso.
Quella signora Wilkinson gli ricordava a volte l’altra signora Wilkinson, quella che aveva rovinato la sua vita.
Perché forse solo nei ricordi di Dennis vive ancora la povera mamma, quella mamma buona e gentile, con cui fantasticava, giocava, parlava: era minuta e aveva un bel viso, dai lineamenti fini. Indossava sempre un grembiule quando cucinava i piatti preferiti di suo padre. Prima che partisse per il Canada, la mamma era sempre presente, lo difendeva e cercava di tenere unita la famiglia, di placare il padre Horace quando tornava turbato dalle serate passare a bere in quel lurido Pub al di là del ponte.
Un giorno però quella mamma sparì: era andata a cercare il marito nel casottino vicino all’orto, dove il padre la domenica lavorava e non tornò mai più. Al suo posto arrivò quella donna volgare, dalle forme piene, dall’odore di Porto, che indossava, che si profumava come la sua mamma. Ma non lo era e non lo sarebbe mai stata.
Spesso si ritrovava a guardare quei piccoli ragni che tessevano tele geometriche per intrappolare le vittime. Sapeva che doveva essere come loro: tessere la propria tela, per farci cadere gli ingannatori.

I ricordi faticavano a riaffiorare e lui sapeva bene che quelle voci sopra la sua testa, non avrebbero mai smesso di smettere. Lui sapeva che la sua unica liberazione sarebbe stata sparire per sempre.

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